Le tendinopatie sono una patologia molto comune in chi pratica sport e, spesso, vengono gestite in maniera errata sia dai professionisti sanitari che dai pazienti (sportivi e non). Spesso questa cattiva gestione parte da alcune credenze che influenzano il processo di guarigione. Oggi parleremo dei miti che aleggiano attorno a questa patologia, grazie anche a questo interessante articolo del dr. Peter Malliaras, fisioterapista e ricercatore australiano specializzato nello studio e nella gestione delle tendinopatie.
In realtà ci sono molte cose che dobbiamo ancora scoprire sulle tendinopatie, ma ci sono anche alcune verità che sia come clinici che come pazienti dobbiamo sapere.
- Una tendinopatia non migliora con il riposo. Il riposo può calmare il dolore momentaneamente, ma non appena si rientra alla nostra attività, il tendine torna a far male. Questo perché il riposo non permette di aumentare la tolleranza del tendine allo sforzo e al carico.
- Sebbene siano presenti alcune cellule infiammatorie, una tendinopatia non deve essere considerata come una risposta infiammatoria. Per questo motivo non è chiara la funzione che possono avere i farmaci antinfiammatori sulla patologia, nonostante possano aiutare nel caso in cui il dolore è molto forte. I farmaci antinfiammatori non devono essere comunque la prima scelta di trattamento.
- Una tendinopatia ha molti fattori di rischio. Il principale è un improvviso cambiamento di alcune attività: quelle che richiedono un immagazzinamento di energia da parte del tendine (camminare, correre e saltare) e quelle che forniscono un carico compressivo sul tendine. È anche vero che alcune persone possono avere una predisposizione all’infortunio per motivi biomeccanici (scarsa capacità o resistenza muscolare) o per fattori sistemici (età, menopausa, aumentata suscettibilità dolorosa) e questi soggetti potrebbero soffrire di una tendinopatia con qualsiasi cambiamento della loro attività.
- Ad oggi, l’esercizio è il trattamento con maggiori evidenze scientifiche. I tendini devono essere caricati in maniera progressiva per permettergli di sviluppare una maggiore tolleranza al carico necessaria per svolgere determinate attività. Nella maggior parte dei casi, una tendinopatia non migliorerà senza che venga preso in considerazione questo aspetto.
- Modificare il carico è importante per stabilizzare il dolore. Questo spesso comporta la riduzione o la sospensione, almeno per un breve periodo, di quelle attività che provocano stress sul tendine.
- Il danno che si vede in un’ecografia o in una risonanza NON è correlato con il dolore. Alterazioni strutturali dei tendini sono molto comuni anche nei soggetti che non hanno dolore. Quindi, se ti è stato detto che hai un “danno grave” o una “lesione” questo NON significa necessariamente che non migliorerai o che avrai uno scarso recupero. Sappiamo inoltre che con i trattamenti spesso non abbiamo dei cambiamenti nella struttura del tendine. Quindi, i trattamenti dovrebbero concentrarsi sul miglioramento del dolore e della funzionalità piuttosto che sulla guarigione tissutale, anche se su questo non abbiamo ancora certezze definitive.
- Le tendinopatie raramente migliorano (nel lungo termine) con solo le terapie passive (massaggi, tecar, ultrasuoni, onde d’urto…). L’esercizio è l’elemento vitale mentre le terapie passive sono un’aggiunta. Inoltre, sarebbero da evitare cicli continui di infiltrazioni poiché sono correlati con scarsi risultati.
- Il programma di esercizi DEVE essere INDIVIDUALIZZATO. Ogni paziente è diverso dall’altro e, per questo motivo, gli esercizi da somministrare devono essere dosati sulle capacità dei pazienti stessi, sul loro dolore e sulla loro funzionalità. Durante il programma riabilitativo, ci deve essere un aumento progressivo del carico per permettere il recupero completo della funzionalità.
- BISOGNA AVERE PAZIENZA. Una tendinopatia risponde molto lentamente agli esercizi, quindi è fondamentale avere pazienza, assicurarsi che gli esercizi vengano svolti nella maniera corretta, progredire gradualmente con i carichi e non cadere nella tentazione di prendere delle “scorciatoie” (come infiltrazioni o chirurgia).
Tutte queste affermazioni, ovviamente, sono dei principi generali. È importante sottolineare che possono esistere delle situazioni dove altri approcci (come ad esempio le infiltrazioni e la chirurgia) possono essere i più indicati per gestire il dolore tendineo. Rivolgiti ad un fisioterapista esperto: lui saprà indicarti la scelta migliore.