Il mal di schiena (LBP, Low Back Pain) è tra i disturbi più diffusi al mondo. Statisticamente, si pensa che oltre l’80% della popolazione mondiale, almeno una volta durante la vita, ha sofferto (o soffrirà) di LBP. Questo dato già ci fa capire quanto, in termini economici, influisca sulle casse dei vari sistemi sanitari, senza contare le giornate perse per il lavoro e/o lo sport. E nonostante il gran numero di trattamenti e risorse indirizzate a risolvere il LBP (che spesso si rivelano costose, inefficaci e ,talvolta, anche pericolose) la sua incidenza è in constante aumento. Uno dei maggiori problemi legato al mal di schiena è dovuto alle nostre credenze, tramandate come “consigli” da amici e parenti e a volte, purtroppo, anche da errate gestioni da parte di professionisti sanitari e non (medici, fisioterapisti e personal trainers). È ormai dimostrato che false credenze sul LBP siano associate a maggiori livelli di dolore, disabilità, assenteismo dal lavoro, uso di farmaci e indagini diagnostiche.
Tutte le linee guida internazionali sono concordi nell’affermare che, sia nel caso di un LBP acuto che di un LBP cronico (anche se sarebbe meglio definirlo persistente), l’EDUCAZIONE al paziente sia uno dei punti cardini (associato all’esercizio) nella gestione del mal di schiena. Ma cosa intendiamo quando parliamo di educazione?
Educare significa informare il paziente, in maniera dettagliata, su come funziona il dolore (la sua neurofisiologia e i suoi processi di elaborazione), rassicurarlo sulla progressione del suo disturpo, modificare le sue credenze, sfatando quei falsi miti non supportati da evidenze scientifiche ( e che possono aumentare la sua percezione del dolore), incoraggiare un cambiamento nello stile di vita promuovendo l’attività fisica e strategie di auto-gestione.
Oggi parleremo proprio dei falsi miti che aleggiano attorno al mal di schiena, analizzandoli da un punto di vista scientifico.
–HO UN FORTE MAL DI SCHIENA E MI HANNO DETTO CHE E’ UNA COSA GRAVE. FALSO
Solo l’1% dei LBP è riferibile ad una patologia grave (tumori, fratture vertebrali, infezioni, sindrome della cauda equina) ed è importante che il tuo medico o il tuo fisioterapista escluda la presenza di segni e sintomi (le cosidette RED FLAGS) che possano far sospettare la presenza di queste malattie e, nel caso di sospetto, riferire immediatamente ad un medico specialista; nel 5-10% dei casi si può riscontrare una radicolopatia, ovvero una compressione della radice nervosa (solitamente a causa di un’ernia o protrusione), mentre circa il 90% dei LBP viene classificato come aspecifico (NSLBP, Non Specific Low Back Pain) che vuol dire che il mal di schiena ha un’origine multifattoriale, ovvero diversi fattori (compresi fattori psicologici e sociali) possono contribuire alla percezione del dolore. Inoltre il LBP acuto ha generalmente un decorso favorevole: il 90% migliora entro 6 settimane, l’80% entro 4 settimane, il 35% entro 2 settimane e solo l’8% può andare incontro a cronicizzazione.
-PIU’ DOLORE SENTO, MAGGIORE E’ IL DANNO PRESENTE. FALSO
Il dolore è un complesso meccanismo guidato dal nostro cervello, che lo utilizza come sistema di protezione quando ritiene che il nostro corpo è in pericolo, prima che la situazione peggiori o ci si faccia male davvero. Talvolta, però, il nostro cervello sovrastima il problema, facendoci sentire dolore per lassi di tempo prolungati o durante movimenti banali, ai quali solitamente non siamo abituati . Il dolore è un’esperienza personale e, soprattutto nel caso di un dolore persistente, NON è correlato alla presenza di una danno tissutale o di una lesione. Comprendere la sua neurofisiologia e come funzione è una componente FONDAMENTALE del trattamento.
–LA RISONANZA MAGNETICA O L’RX IDENTIFICANO L’ORIGINE DEL MAL DI SCHIENA. FALSO
È molto forte la credenza tra i pazienti che le immagini diagnostiche (rx, risonanze o tc) siano necessarie per spiegare l’origine del mal di schiena; questa convinzione, inoltre, è rafforzata dalle indicazioni di medici generali e specialisti che continuano a richiedere risonanze magnetiche, affidandosi a quei risultati nella gestione del LBP.
Ad oggi però sappiamo che le cose non stanno così. Infatti, uno studio del 2015 condotto su soggetti ASINTOMATICI che si sono sottoposti ad una risonanza magnetica alla schiena ha mostrato la presenza di molti reperti che si ritrovano nei pazienti con LBP come degenerazioni e disidratazioni discali, bulging/protrusioni discali, spondiloartrosi e spondilolistesi che aumentano con l’avanzare dell’età (come mostrato nella tabella qua sotto).
RITROVAMENTI
RMN |
ETA’ | |||||||
20 | 30 | 40 | 50 | 60 | 70 | 80 | ||
Degenerazione discale | 37% | 52% | 68% | 80% | 88% | 93% | 96% | |
Disidratazione discale | 17% | 33% | 54% | 73% | 86% | 94% | 97% | |
Assottigliamento discale | 24% | 34% | 45% | 56% | 67% | 76% | 84% | |
Bulging discale | 30% | 40% | 50% | 60% | 69% | 77% | 84% | |
Protrusione discale | 29% | 31% | 33% | 36% | 38% | 40% | 43% | |
Fissurazione anulare | 19% | 20% | 22% | 23% | 25% | 27% | 29% | |
Artrosi vertebrale | 4% | 9% | 18% | 32% | 50% | 69% | 83% | |
Spondilolistesi | 3% | 5% | 8% | 14% | 23% | 35% | 50% | |
Questi dati dimostrano come i più comuni “ritrovamenti da immagini diagnostiche” non siano assolutamente pericolosi e dipendano dal normale invecchiamento fisiologico (un po’ come le rughe e i capelli bianchi); anche determinati lavori e/o sport praticati, possono contribuire allo sviluppo “precoce” di alcuni di questi reperti.
Come detto all’inizio di questo articolo, i mal di schiena riferibili a patologie gravi rappresentano l’1% del totale e le indagini strumentali diagnostiche diventano FONDAMENTALI per effettuare diagnosi differenziale, qualora siano presenti segni e/o sintomi riferibili a tali patologie.
Quindi, per concludere, le indagini strumentali NON sono un buon metodo per discriminare l’origine del mal di schiena ma, al contrario, possono generare paure che possono aumentare la vostra percezione del dolore.
-IL MIO DOTTORE MI HA DETTO CHE L’ERNIA E’ LA CAUSA DEL MIO DOLORE E DEVO OPERARLA PER RISOLVERE IL PROBLEMA. FALSO
Come scritto all’inizio, la probabilità che un’ernia sia sintomatica ( quindi che comprima un radice nervosa) è molto bassa, tra il 5 e il 10%: questo significa che oltre 9 persone su 10 hanno un’ernia e non lamentano mal di schiena!
Detto questo, le ernie discali regrediscono SPONTANEAMENTE nel 66% dei casi. Considerando questi dati, il trattamento di prima scelta deve essere quello conservativo e non quello chirurgico.
–HO MAL DI SCHIENA E IL DOTTORE MI HA DETTO CHE DEVO STARE A LETTO E RIPOSARE. FALSO
Nel mal di schiena acuto, uno dei primi consigli che viene dato al paziente è quello di rimanere a letto per riposare ed evitare eventuali sforzi. Sebbene ridurre per qualche giorno alcuni movimenti troppo dolorosi può essere utile, è altrettanto vero che rimanere a letto fin quando il dolore non sia scomparso, ritarda i processi di guarigione. Al contrario, rimanere attivi, svolgendo le normali attività di vità quotidiane (anche se fatte in maniera differente o “modificate”) si è dimostrato efficace per ridurre il dolore, aumentare la funzionalità e per tornare prima alle proprie attività lavorative.
-SOLLEVARE PESI CON LA SCHIENA FLESSA E’ PERICOLOSO. FALSO
“Non sollevare pesi con la schiena curva, altrimenti ti esce un’ernia. La schiena deve rimanere dritta!”: quante volte vi siete sentiti dire questa frase dal vostro medico, fisioterapista o personal trainer? Immagino molto spesso. Non esiste però nessuna evidenza che dimostri che sollevare dei pesi con la schiena dritta sia più sicuro che farlo con la schiena curva. La flessione lombare è un movimento sicuro per la nostra colonna e non è associato allo sviluppo di ernie. Il dolore in questi gesti non è dovuto alla curvatura della nostra schiena, ma alla nostra capacità di carico, ovvero quanto la nostra schiena è allenata e in grado di sopportare determinati carichi. Infatti, è possibile farsi male sollevando un peso mantenendo la schiena dritta, e ciò avviene perché non siamo abbastanza allenati per farlo in questa maniera.
-IL MAL DI SCHIENA DIPENDE DALLA MIA POSTURA. FALSO
Non esistono associazioni fra alterazioni posturali e asimmetrie (come scoliosi, iperlordosi e ipericosi) e lo sviluppo del mal di schiena. Non esiste una postura ideale o una postura perfetta. Anzichè domandarci se la nostra postura sia un problema, prima dovremmo porci altre domande: sono abbastanza forte per fare una determinata attività? Riesco a variare nel tempo la mia postura o mantengo la solita posizione per periodi troppo lunghi?
Di fatto, l’insorgenza del dolore non è dovuta alla postura in se, piuttosto dipende da quanto tempo manteniamo una determinata postura.
Nelle immagini sopra vediamo alcun atleti di alto livello con evidenti alterazioni posturali: Michael Johnson, velocista americano con una marcata iperlordosi lombare, Usain Bolt, il velocista più forte di tutti i tempi ha una scoliosi così come Lamar Gant, pluricampione di powerlifting e infine Michael Phelps, probabilmente il più forte nuotatore della storia ha una marcata ipercifosi dorsale. Tutti questi grandi atleti dimostrano come diverse asimmetrie non hanno influenze né sul dolore e tantomeno sulla performance. Inoltre, queste “anomalie strutturali” si ritrovano in soggetti “comuni” senza che queste provochino dolore.
–IL MIO MAL DI SCHIENA E’ DOVUTO ALLA POSTURA CHE HO DA SEDUTO. FALSO
Il LBP è stato spesso associato a determinate posture assunte in posizione seduta, in particolare alla posizione “stravaccata” (quando abbiamo la zona lombare flessa). In realtà NON ESISTE UNA POSTURA IDEALE da mantenere quando siamo seduti. Il dolore non è associato a un determinato tipo di postura, ma a quanto tempo manteniamo quella determinata postura. Quindi, più che preoccuparsi di quale tipo di postura manteniamo da seduti, è più utile variare spesso le nostre posture ed evitare periodi proungati in posizione seduta. È dimostrato anche che imporre una determinata postura, rafforzi l’idea di vulnerabilità della nostra colonna aumentando il rischio di sviluppare mal di schiena (effetto nocebo).
–LA CHIRURGIA E’ LA SOLUZIONE MIGLIORE PER IL MAL DI SCHIENA CRONICO. FALSO
Sebbene la chirurgia vertebrale sia ancora largamente praticata in tutto il mondo (vertebroplastiche, fusioni lombari, discectomie) in realtà queste tecniche non si sono dimostrate più efficaci in termine di risoluzione del dolore e di funzionalità rispetto ad un trattamento conservativo e/o ad una finta chirurgia. Per tanto la chirurgia deve essere considerata come un trattamento di “ultima spiaggia” quando i trattamenti conservativi non hanno avuto successo.
-CORRERE FA MALE ALLA SCHIENA. FALSO
La corsa migliora l’idratazione e l’ipertrofia dei dischi intervertebrali, quindi migliora le proprietà del disco. Impedire la corsa per prevenire il mal di schiena è sbagliato. Nei soggetti con LBP è utile inserire, all’interno del percorso riabilitativo, un progressivo ritorno alla corsa se questa attività è fra le preferenze del paziente.
-CAMMINARE E’ INDICATO PER IL MAL DI SCHIENA. VERO
Camminare può essere una buona soluzione per ridurre il dolore e aumentare la funzionalità nel LBP cronico.
-LO ZAINO PESANTE CAUSA MAL DI SCHIENA A MIO FIGLIO. FALSO
Nonostante questo pensiero sia molto diffuso tra i genitori, non esistono associazioni tra il peso dello zaino e sviluppo del mal di schiena negli adolescenti, ma piuttosto in quella che è la capacità di tolleranza al carico dei ragazzi. In quest’ottica è più utile consigliare un’adeguata attività fisica con un’esposizione graduale al carico.
-IL MIO MAL DI SCHIENA DIPENDE DAI CAMBIAMENTI DEL TEMPO. FALSO
Una delle credenze più popolari è che il mal di schiena abbia un’associazione con i cambiamenti climatici. In realtà, non esiste una correlazione tra LBP e pioggia, umidità e cambiamenti di temperatura e pressione atmosferica.
-IL MAL DI SCHIENA E’ INFLUENZATO DAL SONNO. VERO
È stato dimostrato che alterazioni del sonno (in termini di quantità e qualità) possano influire negativamente sulla percezione del dolore nel giorno seguente. Pertanto è utile indagare se sono presenti disturbi del sonno nei pazienti con LBP cronico ed agire anche su questi, poiché un miglioramento della qualità del sonno ha mostrato miglioramenti nel ridurre il dolore in questi pazienti.
Nel prossimo articolo parleremo dei vari trattamenti che vengono proposti per risolvere e prevenire il LBP e analizzeremo quali sono le evidenze scientifiche per ognuno di essi.
BIBLIOGRAFIA
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- “Pain-related sleep disturbance: a prospective study with repeated measures” – I. Axèn